lunedì 23 maggio 2011

Non poteva finire peggio di così

Grazie al Bari e grazie a Grandolfo, splendidi esempi di quello che dovrebbe sempre essere il calcio ovvero il lavoro più bello del mondo. Perchè essere pagati (e non poco) per correre dietro a un pallone su un prato è un privilegio di cui bisognerebbe essere consapevoli. Non è un caso che ieri dagli spalti del Dall'Ara si siano levati numerosi applausi verso i giocatori in bianco e rosso perchè i tifosi bolognesi oltre che tolleranti sono anche competenti e hanno apprezzato undici ragazzi che hanno corso per novanta minuti nonostante la retrocessione ormai certa da settimane. L'alternativa era guardare un gruppo di uomini senza più scusanti per il loro comportamento sul campo che ha chiesto l'appoggio della gente per poi umiliarla, che ha invitato la città a una festa per poi non presentarsi neanche. Ieri il Bologna ha toccato il fondo di una stagione troppo strana per essere vera, fatta di gioie immense, ansie da togliere il fiato e delusioni cocenti. Guaraldi conclude così la sua prima stagione senza una vittoria e c'è da scommettere che rimpianga gli stipendi pagati in anticipo e il premio salvezza confermato anche venerdì sera ai giocatori. Perchè i problemi tecnici, tattici e atletici sono stati solo alcune delle componenti del crollo imbarazzante del Bologna che negli ultimi due mesi ha praticamente smesso di giocare con il consenso del suo tecnico. Se tutti potessero lavorare due terzi di giornata e prendere lo stipendio per intero sarebbe un bel mondo dove vivere. Il vero problema del Bologna però è nella testa di un gruppo che ha deciso di finire il campionato a marzo così come a Natale aveva deciso di giocare alla morte su ogni singolo pallone nonostante non ricevesse lo stipendio. Il patto tra la curva e la squadra ha imposto a tanti tifosi di continuare a cantare fino alla fine, ma i giocatori hanno deciso di correre negli spogliatoi senza degnare di un saluto chi solo pochi mesi fa li attendeva sotto la neve. Ci si aspettava che questi ragazzi avessero il coraggio di andare a prendere applausi o fischi comunque a testa alta consapevoli di aver rovinato una stagione che loro stessi avevano reso straordinaria. Solo Di Vaio e Malesani hanno osato e la curva li ha ripagati con applausi e cori nonostante siano stati tra i maggiori artefici della crisi e sicuramente anche tutti gli altri avrebbero ricevuto la stessa ricompensa se avessero avuto il coraggio di affrontare i propri tifosi. Merita un discorso a parte Moras, da sempre professionista esemplare, che ha voluto salutare per l'ultima volta un popolo che ha incontrato anni fa in Serie B e che oggi lascia per spostarsi di pochi chilometri dopo aver accettato anche esclusioni umilianti senza battere ciglio. Ieri pomeriggio almeno un uomo si è visto in campo.

Nessun commento:

Posta un commento