mercoledì 29 dicembre 2010

Un 2010 in rossoblu

Pochi giorni alla fine di un anno pazzo più di quanto ci si potesse aspettare che ha visto i tifosi del Bologna soffrire più per vicende societarie che per le prestazioni sul campo. Il 2010 ha consegnato a tutti i frequentatori della curva un'impensabile e non troppo desiderata cultura economica-finanziaria degna del Sole 24 Ore. Visure e due diligence sono diventati più facili da spiegare del fuorigioco e la mora non è più solo quella bella ragazza che siede due file avanti allo stadio. Speranza, ansia e delusione in questo incredibile anno che ha visto ben due passaggi di proprietà ma mai un attimo di serenità. Avevamo iniziato con Francesca Menarini allo stadio a raccogliere baci in tribuna e fischi dalla curva, al suo fianco Luca Baraldi diceva di voler scacciare l'ombra di un losco figuro amico del papà. In panchina Colomba trascinava la squadra a forza di abbracci collettivi ma a salvezza raggiunta qualcosa iniziava a scricchiolare, Baraldi veniva gentilmente messo alla porta e si preparava una grande sorpresa. Ecco che nel caldo dell'estate bolognese si presenta un sardo sorridente, deciso ed abbronzato che subito appare come la luce in fondo a un tunnel. Porcedda piomba come un fulmine a ciel sereno e inizia a usare termini sconosciuti ai tifosi rossoblu: progetto, investimenti, giovani. L'entusiasmo dilaga quando il Bologna si accaparra grandi titoli sui giornali e ovunque si trovino in vacanza gli appassionati rossoblu possono leggere le prodezze del mercato di Longo che acquista giovani promesse da qualsiasi parte del mondo. Sembra l'inizio dell'età dell'oro e tutti sentono che dopo anni di sofferenze è arrivato veramente il momento di prendersi delle rivincite. Dopo aver cercato per dieci stagioni Ariatti si pronuncia il nome di Huntelaar e alcuni tifosi preparano il passaporto per seguire la squadra nelle trasferte europee. Finita l'estate si fa sul serio e il giocattolo si dimostra non solo bello ma anche divertente e il nuovo tecnico Malesani conquista tutti i diffidenti. Già perchè il buon Colomba ha preso il volo il giorno prima dell'esordio in campionato e al suo posto è arrivato un allenatore da molti ingiustamente considerato un perdente. La legge del contrappasso però non fa sconti e se in campo il Bologna convince, la società inizia a vacillare come a dire "troppo bello per essere vero". Giorno dopo giorno le crepe si allargano e diventano un burrone che minaccia di ingoiare tutta la centenaria storia rossoblu mentre la sarda abbronzatura lascia il posto a un pallore funesto che ben si intona con i costumi di Halloween. Il film che sembrava una bella storia d'amore diventa un assurdo giallo in cui assistiamo a fughe in auto contromano e pomeriggi in procura per denunciare individui degni della Banda Bassotti. Quelle che sembravano brave persone si scopre che forse non lo sono mai state e quelli che in tanti consideravano mercenari del pallone si rivelano invece uomini veri legati a valori più profondi del denaro. Improvvisamente però dopo anni di apatia tutti vogliono il Bologna ma sembra che nessuno lo riesca veramente a prendere. Un giorno è di Sabatini, un giorno di Consorte, i due giorni successivi è praticamente fallito. Poi arriva come un cavaliere di altri tempi che risponde al nome di Massimo Zanetti, l'uomo che tutti aspettavano da anni e che questa volta è davvero pronto a mettere mano al portafogli. Puntualmente ogni estate c'era a Bologna qualcuno pronto a giurare che l'amico della zia della sorella del nonno aveva visto Zanetti all'uscita della tangenziale con in mano una sciarpa rossoblu e un sacco di iuta con il simbolo del dollaro. Questa volta però niente colpi di sole: è tutto vero. Con un ultimo colpo di teatro la partita si chiude, il Bologna è salvo e in mani salde e profumate di caffè. Il lieto fine? Magari! A tifare Bologna non ci si annoia mai e allora proprio quando si era pronti a festeggiare un Natale felice come mai prima arriva un invitato scomodo. Torna quel Luca Baraldi che avevamo visto all'inizio dell'anno e che in tanti non avrebbero più voluto vedere in vita loro. Dubbi, sospetti e illazioni riprendono con vigore ancora prima che si riprenda a lavorare sul campo perchè giocatori che hanno conquistato 21 punti senza essere pagati si ritrovano improvvisamente davanti una persona che li ha offesi come professionisti e come uomini. In mezzo a tutto questo il 2010 ci ha regalato un Di Vaio che non ha perso la voglia di bucare la rete avversaria e un Viviano che finalmente ha visto riconosciute le sue qualità a livello nazionale diventando il portiere degli azzurri di Prandelli. Ma anche un Moras passato dal paradiso all’inferno e ritorno, la costruzione di una diga insormontabile in mezzo al campo grazie a Mudingayi e Perez ma anche le bellissime sorprese di Della Rocca e Ramirez. Infine c’è chi mangiando il panettone o bevendo lo spumante si scopre a canticchiare sotto voce un coro da stadio e sotto sotto non aspetta altro che uscire di corsa di casa con la sciarpa rossoblu al collo e andare verso via Andrea Costa. Buon anno a tutti!

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