venerdì 19 novembre 2010

Questo è davvero un incubo

Mi sono preso una giornata per pensare perchè ieri l'angoscia e l'incredulità mi hanno lasciato senza parole. Oggi ancora stento a credere a quello che è successo e l'arrabbiatura (ma il termine sarebbe un altro) cresce insieme al senso di impotenza di fronte alla consapevolezza che ancora il peggio deve arrivare. Perchè non può essere tutto qui e non potrà finire come con Tacopina e Taci, scappati senza parlare. Qui qualcuno anzi tutti devono dire la verità dalla prima all'ultima parola e se non lo volessero fare toccherebbe ai tifosi lasciare da parte la proverbiale civiltà per costringerli a parlare. Tutti i tifosi rossoblu devono pretendere spiegazioni da quella banda di sprovveduti che rispondono ai nomi di Sergio Porcedda e Renzo e Francesca Menarini. Non si può razionalmente concepire un motivo per cui un imprenditore sardo senza capitali sufficienti debba venire a comprare il Bologna e oltretutto condurre una campagna di rafforzamento imponente senza vendere i pezzi pregiati della rosa. Una simile figura annienta la credibilità di Porcedda in qualsiasi ambito e ne mina alle fondamenta la possibilità di operare in ogni mercato. Se anche le sorprese fossero arrivate per debiti nascosti dai Menarini o per improvvisi problemi successivi all'acquisto, sarebbe bastato comprare qualche giocatore in meno o vendere Mudingayi, Britos e Viviano per affrontare il campionato e le sue spese. La denuncia di frode ai danni di funzionari della BNL poi conferma ancora l'impressione che un imprenditore non possa presentarsi con tale ingenuità alla richiesta di fondi e impegnarsi senza verificarela professionalità degli intermediatori. Se passiamo poi ai Menarini si era già capito che pur di liberarsi del Bologna l'avrebbero venduto anche al diavolo ma se consideriamo una squadra di calcio come un bene della città diventa un reato nei confronti dei concittadini non informarsi minimamente sull'acquirente. Il fatto che poi non abbiano ancora visto un solo euro da parte di Porcedda porta a chiedersi come possano aver portato avanti per anni la Cogei. Se i Menarini basano i loro affari solo sulla fiducia allora appuntamento in Cogei per prendere casa, tanto basta stringere la mano a Renzo garantendo di pagare prima o poi! Formalmente invece il Bologna non è mai passato di mano in quanto in Legacalcio i nomi sono ancora quelli dei Menarini e loro non possono dire che l'affare non li riguarda più perchè qualora i creditori volessere riscuotere sarebbero legittimamente autorizzati a rivolgersi proprio alla Cogei. Non essendo avvenuto nessun passaggio di denaro tra Porcedda e Menarini non si può neanche parlare di avvenuta vendita e probabilmente il sardo è da considerare al momento più un amministratore. Se infatti mi chiamassero a dirigere un'azienda di proprietà altrui senza che io debba metterci soldi allora farei fatica a dichiararmi proprietario. Quei fenomeni dei giornalisti bolognesi di cui parlerò fra poco poi ieri si sono dimenticati di ricordare a Francesca Menarini che lei è anche un membro del Consiglio di Amministrazione della società perciò qualsiasi eventuale condotta illegale o fraudolenta è da attribuirsi anche al suo operato o nella migliore delle ipotesi a una sua mancata vigilanza sull'azione degli altri membri. Cari Menarini quindi non cercate di incantarci con la favola di quelli che vogliono solo il bene del Bologna e che sono vittime di questa situazione anche perchè alcuni tifosi si chiedono se tutto questo tragico teatrino non sia solo una macchinazione ordita magari con un amico che chiamerò Moggi per portare il Bologna al fallimento senza rimetterci la faccia. Una volta che poi la società fosse fallita arriverebbe un altro amico di Menarini che chiamerò Spinelli a comprarla a costo zero passando a sua volta come salvatore della patria. Perchè i giornalisti di Bologna non indagano anche in questa direzione? Per mesi hanno riempito pagine di accuse basate su fonti che poi non si potevano rivelare facendo vivere nell'angoscia i tifosi che giustamente volevano credere che anche a Bologna potesse succedere qualcosa di bello. Oggiperò questi giornalisti non puntano il dito chiedendo le scuse dei tifosi ma si professano dispiaciuti come e più di loro per l'accaduto dimenticando che il loro compito non avrebbe dovuto essere quello di lanciare il sasso e nascondere la mano. Il Bologna infatti è un bene pubblico e non appena fossero venuti a conoscenza di un tentativo di truffa ai suoi danni avrebbero dovuto vuotare il sacco e rivolgersi alle autorità competenti per cercare di limitare i danni. Il rischio della querela esiste ma se sei veramente sicuro delle tue fonti e di quello che racconti è tuo preciso dovere evitare il compimento di un reato o almeno se io sapessi che qualcuno vuole danneggiare il Nettuno non ci penserei due volte prima di avvisare in anticipo le autorità. A Bologna invece abbiamo assistito ad un complesso concorso di colpe che ha come uniche vere vittime i tifosi che continueranno sempre ad amare i colori rossoblu a prescindere dalla serie di gioco.

Nessun commento:

Posta un commento